I GIOCHI (parte prima).



Il gioco fa parte della vita quotidiana del bambino.Nel passato, non c’era la possibilità di comperare giocattoli, un po’ perché non esistevano e un po’ perché la situazione economica d’allora non lo permetteva.
Ecco quindi che il bambino, essere senz’altro intelligente, s’inventava questi giochi senza spendere danaro, frutto della sua fantasia che lo teneva impegnato per gran parte della giornata.


A MEFFE

Questo gioco, fatto quasi sempre da ragazzi, era uno dei miei preferiti, infatti essendo abbastanza scaltro e veloce, riuscivo quasi sempre ad evitare colui che aveva A MEFFE mi toccasse. Consisteva di un gruppo di ragazzi che correndo, saltando e schivandosi, riuscivano a non farsi toccare da un loro compagno che la sorte gli aveva affibbiato A MEFFE. Il gioco andava avanti cosi fino a quando un ragazzo veniva toccato, a quel punto si invertivano le parti, il nuovo portatore della MEFFE ricominciava a rincorrere i suoi amici cercando a sua volta di liberarsi della MEFFE. Si continuava a volte per ore e possiamo immaginare la stanchezza e il sudore che ad un certo punto faceva quasi sempre di comune accordo terminare il gioco.

ZEMBEGLIEUNE

Questo gioco, un po’ più rozzo, consisteva nel formare due squadre di ragazzi. Anche per loro era la sorte che decideva chi dovesse andare sotto e chi sopra. La squadra che doveva subire, sistemava un suo componente con le spalle al muro e tutti gli altri con le spalle piegate in avanti l’uno dietro l’altro in modo da creare una passerella dove i componenti dell’altra squadra, più fortunati, dovevano sedersi.
Sembra un gioco molto semplice, invece comportava una certa prestanza fisica e una non trascurabile intelligenza. Sistemata questa specie di passerella, i saltatori più abili della squadra avversaria cominciavano a saltare prendendo una rincorsa più o meno lunga, importante per loro era saltare più lontano possibile in modo da lasciare più spazio per i compagni.
Tutti i componenti della squadra, dovevano saltare e sistemarsi sulle spalle di chi stava sotto, potete immaginare i colpi che ricevevano chi era costretto a stare sotto, a volte qualcuno si faceva anche male. Sistematisi in questo modo, cominciava quasi un TEST di resistenza per chi subiva e di equilibrio per chi era a cavallo, se i ragazzi, stremati dal grande sforzo, cedevano e quindi toccavano con le ginocchia il marciapiede, si ricominciava tutto da capo con la stessa squadra costretta ad andare sotto di nuovo. Se invece uno della squadra a cavallo perdeva l’equilibrio e quindi poggiava un piede a terra, erano loro che dovevano andare sotto.
A volte questo gioco diventava anche cattivo in quanto alcuni ragazzi